Carne cancerogena? Non è questo il vero problema
Il vero problema si chiama allevamento intensivo. Sta causando una deforestazione rapida come non mai e sta togliendo ossigeno al Pianeta. Vegetariani o carnivori, siamo tutti sulla stessa barca.
Non mi preoccupa tanto il fatto che la carne sia stata dichiarata cancerogena dall’OMS. Siamo pieni di sostanze cancerogene, e chissà quando ci diranno che il nostro smartphone e le reti wi-fi sono decisamente peggio di una fetta di bresaola (in realtà ce lo dicono già, basta leggere le avvertenze dei produttori segnate sulle istruzioni dei nostri cellulari).
Ma non voglio fare il catastrofista. Lo scopo di questo mio articolo è informare chi alcune cose non le sa ancora. Senza schierarmi né dalla parte dei vegetariani, né da quella dei carnivori.
Il vero problema della carne è che non è (più) un prodotto SOSTENIBILE per la nostra Terra. Siamo circa 7 miliardi di individui e molti di noi mangiano carne più volte alla settimana. Oggi, l’industria alimentare, per produrre carne, deve sfruttare oltremodo il suolo agricolo. Nei paesi in cui la gente muore ancora di fame, la produzione agricola viene destinata a nutrire gli animali che saranno consumati dalla fascia più “ricca” della popolazione. Una mucca da allevamento mangia 60kg di grano al giorno e beve oltre 100 litri d’acqua al giorno. Ogni minuto vengono abbattuti 4 ettari di foreste (pari a 33 campi di calcio!) per creare nuovi terreni agricoli per produrre il mangime che servirà a sfamare gli animali, i quali vengono poi trasformati in salumi o fette di carne, arrivando sulla nostra tavola con un dispendio energetico enorme. Il Brasile ha consumato l’80% delle foreste per convertirle a pascoli.
Considerando le emissioni di gas serra, il 51% (cioè la maggioranza assoluta dell’inquinamento atmosferico) è prodotto dall’industria dell’allevamento, e “solo” il 13% dall’industria dei trasporti. Ecco perché la prima causa di aumento di CO2 nell’atmosfera non sono i motori Volkswagen, ma l’allevamento di bestiame.
Vegetariani o carnivori, siamo tutti sulla stessa barca, perché di ossigeno ne abbiamo tutti bisogno.
Ripeto: non voglio emettere alcuna sentenza, ma solo invitare chi legge a fare una riflessione. La virtù sta nel mezzo. I nostri nonni mangiavano carne forse una volta al mese. Le civiltà più antiche, forse una volta all’anno. Gli ebrei sgozzavano l’agnello per Pasqua, i primi americani mangiavano il tacchino una volta all’anno, nel Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day). Oggi c’è gente che va da McDonald’s tutti i giorni (e ci sarebbe anche da capire se quella che vendono è carne o cosa).
È stato calcolato che se tutti gli abitanti degli Stati Uniti smettessero di mangiare carne solo un giorno alla settimana, si risparmierebbe la produzione di 100 megatoni di gas serra. Sarebbe come sostituire tutte le macchine a motore degli Usa con auto elettriche. In altri termini: si risparmierebbe il carbonio equivalente a quello prodotto da 5 miliardi di alberi lasciati crescere per 10 anni.
Al contrario, se tutti noi 7 miliardi di esseri umani seguissimo una dieta “occidentale”, non basterebbero due pianeti Terra per sfamarci.
Ci sarebbe poi anche da valutare il fatto che la carne di per sé è un nutriente economicamente negativo anche per l’apporto energetico che può dare al nostro corpo. Infatti, per assimilare un grammo di proteine animali, il nostro sistema digestivo utilizza più calorie di quelle che quel grammo di proteine può dargli. Non a caso tutte le diete dimagranti aumentano l’apporto di proteine. «La gente mangia la carne pensando di diventare forte come un bue, ma dimentica che il bue mangia l’erba», dice lo scrittore Pino Caruso. E non ha tutti i torti. Ma questa è un’altra storia. Chi vuole si informi anche su questo tema.