Giro di Lombardia 2006, l’impresa di Paolo Bettini.
Nel 2006 Paolo Bettini vinse la sua ultima classica monumento, il Giro di Lombardia, bissando il successo dell’anno prima. Quella vittoria arrivò al termine di un susseguirsi di eventi incredibile. Tre settimane prima, il Betto aveva vinto il Mondiale a Salisburgo. Ma a dodici giorni dal via della classica d’autunno, suo fratello Sauro morì in un incidente stradale. Il campione toscano meditò a lungo il ritiro, poi all’ultimo decise di correre, tra disperazione e attaccamento alla vita, anche in ricordo del fratello. Vinse. E sul traguardo di Como fu un’esplosione di lacrime, rabbia e amore. Quando lo sport diventa metafora di vita.
COMO. «Se questo qui oggi vince, dopo tutto quello che gli è successo nelle ultime due settimane, siamo di fronte a un fenomeno. E se io non collasso stavolta, il mio cuore può reggere a tutto».
Mancano una cinquantina di chilometri all’arrivo del Giro di Lombardia e Bettini è in testa a tirare il gruppetto dei sette corridori che lui stesso ha selezionato con quattro scatti a ripetizione sul Ghisallo. Con lui ci sono Di Luca e Rebellin, Riccò, il lussemburghese Schleck, lo spagnolo Sanchez Prado e l’olandese Boogerd. E mentre il “Grillo” detta l’andatura in piedi sui pedali, oscillando sulle braccia, la fronte grondante di sudore e gli occhi rossi per la fatica, l’addetto stampa della Quick Step segue le ultime fasi di gara dal monitor posto cinquanta metri dopo lo striscione d’arrivo. Alessandro Tegner cela lo sguardo sotto un paio di lenti scure, sorride e fa dell’ironia, ma non riesce a nascondere la tensione che cresce man mano che la corsa si avvicina alla sua conclusione. Tegner è il primo tifoso dei corridori per i quali lavora e quando questi si trovano nella possibilità di giocarsi una grande vittoria, lui, nonostante la giovane età, si emoziona così intensamente da sentire i battiti del proprio cuore aumentare sensibilmente. Quest’anno le coronarie di Tegner hanno resistito alla vittoria di “Possàto” (Pozzato) alla Sanremo, al successo di “Tommeke” (Boonen) al Fiandre e al trionfo di “Betto” (Bettini) a Salisburgo, ma stavolta l’emozione è qualcosa di più forte della sola tensione agonistica.
Sono passati dodici giorni dalla scomparsa di Sauro, 42 anni, fratello maggiore di Bettini. Era la sera del 2 ottobre. Sauro stava rientrando a casa in macchina, verso La California, il comune toscano dove vive anche Paolo, quando la sua auto è uscita di strada. Un colpo di sonno prima di una curva gli è stato fatale.
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